Concorrenza fiscale

L’economia globalizzata porta con sé, oltre all’eliminazione degli ostacoli per il libero scambio, anche una sempre piu’ crescente lotta fra le piazze economiche per riuscire ad attrare imprese, investimenti e quindi gettito fiscale.

Questa concorrenza fiscale fra Paesi si manifesta sia con differenze di imposizione a livello locale (si pensi ai Comuni e ai Cantoni della Svizzera che hanno aliquote differenti), sia a livello europeo (fra le diverse nazioni) sia, in maniera ancora piu’ marcata, a livello mondiale.

Detto in questo modo potrebbe sembrare un vantaggio per tutti, nella realtà delle cose vedremo che non è proprio così.

PRO E CONTRO

La concorrenza fiscale genera effetti positivi laddove riduce “l’appetito” (fiscale) dei governi centrali e spinge ad una maggiore efficienza e razionalizzazione dei servizi. D’altro canto chi può godere di una concorrenza fiscale sempre crescente sono i contribuenti piu’ mobili, ossia coloro che come persone fisiche o come imprese sono in grado di spostarsi per intercettare i benefici di aliquote fiscali ridotte.

Fra i soggetti che maggiormente si avvantaggiano della competizione fra Paesi sicuramente troviamo le società multinazionali, che muovendosi agilmente nei tecnicismi delle normative internazionali e usando in maniera distorta strumenti come i tax rulings (di fatto accordi preventivi con il fisco, piu’ abusati che usati e di cui tratteremo in un prossimo intervento) riescono ad abbassare in maniera considerevole le imposte da pagare.

EFFETTI DISTORSIVI

È evidente che se solo determinati soggetti possono usufruire di una normativa di fatto agevolativa allora stiamo parlando sì di concorrenza, ma di concorrenza sleale. Se una multinazionale può ridurre il carico fiscale quasi a zero e la piccola – media impresa non può farlo allora mancano le basi di partenza per una competizione equa sul mercato. Se uno Stato decide di ridurre al 7% l’aliquota fiscale per le società, attua una scelta di politica fiscale, se uno Stato decide di introdurre l’aliquota del 7% solo per chi fa una richiesta preventiva e ci può accedere solo se è piu’ alto di 1.80 e ha gli occhi verdi allora compie una discriminazione fiscale. Questo concetto deve essere chiaro: la concorrenza è sleale non perché dei Paesi hanno un livello di imposizione troppo basso, ma perché solo alcuni soggetti e solo a determinate condizioni possono beneficiare del livello di imposte piu’ basso.

Ecco perché l’OCSE con diversi provvedimenti (BEPS – contro erosione della base imponibile e trasferimento dei profitti; CCCTB – per l’introduzione di una base d’imposizione comune) sta cercando, seppur con estrema difficoltà, di arrivare ad un’armonizzazione fiscale fra i Paesi.