Exit Tax
Buongiorno a tutti, trattiamo oggi di exit tax.
L’exit tax (tassazione in uscita) è di fatto una forma di imposizione che va a tassare, nel momento del trasferimento della persona fisica al fuori di uno Stato, le “plusvalenze” che questo soggetto ha maturato.
Lo scopo evidente è quello di evitare dei trasferimenti fittizi all’estero e ostacolare le false residenze creando una barriera all’uscita.
EXIT TAX NEL MONDO
A livello mondiale alcuni Paesi possiedono storicamente nel proprio ordinamento un’exit tax:
- Francia: esiste un’imposta che va a colpire, in caso di trasferimento della residenza, i capital gain sul possesso di valori mobiliari superiori a Euro 800.000 (se si abita in Francia per 6 degli ultimi 10 anni). L’obiettivo del governo francese era di abolirla, in realtà è stata solo rimodulata, prevedendo un’effettiva imposizione solo nel caso in cui il patrimonio sia ceduto entro 2 anni (o 5 se il patrimonio mobiliare è superiore a Euro 2.570.000).
- Germania e Spagna: è prevista un’exit tax in ipotesi di trasferimento verso Paesi considerati “paradisi fiscali”.
- Gli Stati Uniti hanno nell’ordinamento fiscale un’exit tax che si applica nel caso si superino determinati limiti di reddito o di ricchezza (ad es. un patrimonio superiore a 2 milioni di dollari).
PRO E CONTRO
Se da un lato tali normative consentono effettivamente di “frenare” i trasferimenti verso l’estero è altresì vero che probabilmente gli aspetti negativi superano i vantaggi.
In primis se ho un ostacolo in uscita significa che avrò anche un ostacolo in entrata. Ossia se mi trasferisco in un Paese dove è presente un’exit tax dovrò considerare che potrò avere poi una penalizzazione quando lo lascerò e questo è certamente un limite alla possibilità di attrarre investimenti.
In secondo luogo si tratta di un’imposta che va a colpire “plusvalenze latenti”, il contribuente viene tassato in forza del suo trasferimento e non perché ha realizzato un plusvalore. Il fatto che a volte tali imposte siano “sospese” e vengano richieste garanzie è solo peggiorativo perché il contribuente è comunque privo della possibilità di disporre dei beni dati in garanzia. Per assurdo una persona potrebbe essere costretta a vendere per pagare le imposte e questo non è sicuramente a favore di “un’equità contributiva”.
Da ultimo consideriamo che il gettito fiscale derivante da tali tipi imposte è abbastanza esiguo e che quindi, il disincentivo economico ad investire nel Paese è di molto superiore al gettito per le casse dello Stato.
In caso di trasferimenti all’interno dell’Europa l’effetto delle tassazioni in uscita è molto mitigato per il rispetto del principio cardine della libertà di trasferimento, tuttavia bisogna tenere conto di quest’imposta “potenziale” quando si cambia residenza.
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