Web Tax e lotta contro i giganti del Web

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Web Tax e lotta contro i giganti del Web

Buongiorno a tutti, vediamo di capire un po’ meglio la web tax, imposta che dovrebbe andare a colpire i giganti che operano su internet (Google, Apple, Facebook, Amazon).

Obiettivo della web tax è creare equità fiscale con riferimento alle grandi imprese che operano nel web a livello globale e di cui è estremamente difficile individuare l’effettiva residenza fiscale.

Ovviamente l’obiettivo di queste multinazionali è quello di ridurre il carico fiscale approfittando del fatto che erogano servizi digitali (motori di ricerca, social network, e-commerce, pubblicità, ecc.) ossia attività immateriali che difficilmente si riescono ad inquadrare in una categoria fiscale specifica. Questo permette loro di decidere dove pagare le imposte localizzando la sede ufficiale là dove la tassazione è più bassa.

Ciò che appare chiaro è che le legge fiscali attuali non sono adeguate per tenere il passo degli sviluppi tecnologici e che sarebbe opportuna un’armonizzazione delle norme a livello europeo in primis ed a livello internazionale in generale.

Trovare però accordi fiscali su imposte che possano essere condivise a livello europeo appare oggi utopistico. Ciò deriva dal fatto che la leva fiscale (ovvero la possibilità di alzare o ridurre il carico fiscale) è rimasto uno dei pochi strumenti che permette agli Stati di concorrere fra loro e attrarre investimenti.

COSA FA L’EUROPA

Come conseguenza del quadro sopra descritto alcuni Stati europei hanno deciso di prendere l’iniziativa e di introdurre nei propri ordinamenti una web tax, vediamo come:

  • Regno Unito: web tax al 2% sul fatturato prodotto sul territorio nazionale per società con fatturati a livello globale superiori a 500 milioni di sterline e bilanci in attivo ed operativa da aprile 2020;
  • Italia: web tax del 3% sui ricavi generati sul territorio nazionale per società con fatturati a livello globale superiori a 750 milioni di euro e a livello nazionale superiori a 5,5 milioni di euro e di cui si aspetta il decreto attuativo nel 2019;
  • Francia: esiste un progetto di legge specifico che dovrebbe essere approvato entro febbraio e partire retroattivamente dal primo gennaio 2019 che prevede una web tax fino ad un massimo del 5% per società con fatturati a livello globale superiori a 750 milioni di Euro e a livello nazionale superiori a 25 milioni di euro.

Come si vede dunque il carattere distintivo delle normative è il riferimento ai fatturati realizzati sul territorio nazionale (e non agli utili) che probabilmente saranno identificati in base agli indirizzi Ip con cui gli utenti si connettono alle piattaforme.

POTENZIALI PROBLEMI

La scelta di tassare i fatturati con una web tax e con decisioni unilaterali dei singoli stati potrebbe generare problemi e conflitti fra gli Stati sulla ripartizione del gettito fiscale, in particolare con riferimento a doppia imposizione e credito d’imposta per le tasse pagate in uno Stato diverso da quello di residenza (l’Ocse sta cercando di intervenire per individuare dei criteri generali che superino per le imprese digitali il concetto di sede e stabile organizzazione).

In secondo luogo teniamo conto che la web tax sarà considerata nient’altro che un costo per i colossi del web, costo che in qualche modo dovrà essere recuperato e in che modo? Aumentando i costi a danno di piccole imprese e consumatori.

Se aumentano i costi degli spazi pubblicitari su Facebook le imprese probabilmente continueranno ad acquistarli lo stesso, così come molti operatori continueranno ad usare la piattaforma di e-commerce di Amazon anche se le commissioni cresceranno, con quali risultati però? Con il risultato che, come sempre, a pagarne le conseguenze saranno le piccole imprese che non riusciranno a scaricare i costi sui consumatori e i consumatori stessi che si troveranno dei prezzi piu’ alti per i servizi digitali.

Imposte sui fatturati non sono cosa buona e giusta, sia per gli effetti distorsivi visti sopra sia perché risultano difficilmente collocabili in un contesto internazionale non armonizzato.

Se siete interessati ad approfondire gli argomenti o necessitate una consulenza contattateci pure inviando una mail a info@teaconsulting.ch

Pubblicato da: Stefano Galvano, venerdì 08 febbraio 2019

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